Dal Fare all’Essere: Coltivare la Consapevolezza di Sé

Viviamo in un tempo che misura il valore delle persone in base alla logica del Fare: quanto producono, quanto raggiungono, quanto ottengono. Sembra che esistere significhi dover dimostrare continuamente qualcosa. Eppure, dentro ognuno di noi c’è un desiderio profondo di essere visti non per le nostre prestazioni, ma per la nostra presenza autentica.

 

Come diceva Carl Rogers, la crescita autentica avviene solo quando ci sentiamo accolti così come siamo, senza condizioni. Non quando qualcuno ci giudica, ma quando qualcuno ci guarda e ci dice, anche solo con lo sguardo: “Puoi essere te stesso, va bene così.”

Spostare lo Sguardo dal Fare all’Essere

Spostare l’attenzione dal fare all’essere è un gesto rivoluzionario. Significa dare valore anche ai momenti in cui non sappiamo cosa fare, in cui ci sentiamo sospesi o imperfetti, in cerca di senso. Le pause, le fragilità e i fallimenti non sono segni di debolezza, ma parti essenziali del nostro modo di stare al mondo.

 

L’essere umano si realizza nell’incontro, nel “tra”, che nasce quando due persone si riconoscono come soggetti, non come macchine che funzionano.

La Libertà di Essere

Quando smettiamo di guardarci solo attraverso i risultati, possiamo finalmente respirare. Possiamo permetterci di essere in cammino, di cambiare idea, di sbagliare. È in questa libertà che nasce la vera autenticità.

 

Accogliere una prospettiva più umana e morbida ci aiuta a comprendere che il non è un traguardo da raggiungere, ma un movimento vivo, che si modella nel tempo attraverso le relazioni, gli incontri e le esperienze.

Essere Presenti a Se Stessi

Forse, allora, non si tratta di “diventare qualcuno”, ma di imparare, giorno dopo giorno, a essere presenti a se stessi con gentilezza, curiosità e verità. Questo approccio favorisce il benessere emotivo, la consapevolezza di sé e una crescita personale autentica, basata sull’accettazione e sull’esperienza reale della vita.